Marta Dessert Shop

La storia

La storia

Capitolo 8
Marta

L’inizio di un sogno cullato da lontano.

Il sogno di un luogo in cui potessi esprimermi appieno è stato per molto tempo nel cassetto ad attendere, ma alla fine ho aperto la mia pasticceria, ho voluto un posto che rappresentasse la mia idea di un luogo in cui sentirsi perso nel gusto e nella ricercatezza delle preparazioni. L’ho fatto con tutto l’amore e la dedizione possibile e grazie al fondamentale aiuto di mia mamma Daniela, tutto questo ha preso forma.

L’idea di esaltare la materia prima in pasticceria per renderla sovrana: gusti chiari e senza sovrastrutture in cui riconoscere la semplicità.

Croissants, eclairs, macarons, biscotti, piccola pasticceria, pasticceria salata, torte su ordinazione e gelato tutti con un’unica prerogativa: la freschezza.

Il laboratorio a vista permette al visitatore di immergersi nella nostra cucina, piccola e sul cui tavolo non mancano mai preparazioni che stanno per compiersi e il mostrare la cura che poniamo è sinonimo di trasparenza e semplicità.

Le nostre proposte seguono le stagioni, utilizziamo soprattutto materie prime reperite stagionalmente al mercato locale per privilegiare ciò che la natura ci offre nei vari mesi dell’anno.

Siamo in divenire, sempre concentrati sul gusto e sulla ricercatezza della materia, con la nostra personale visione di dolcezza.

Capitolo 7
Si torna a casa

Un’opportunità magnifica di mostrare le mie qualità nella mia città per un grande locale storico di Arezzo, il Caffè Cristallo che in quel periodo riaprì nella nuova location; il mio ruolo era quello di Pastry Chef.

Ciò che questa esperienza mi ha insegnato più di tutto è l’amore per il proprio locale trasmesso dalla famiglia Venuta, soprattutto dalla signora Pina che con minuziosa cura dei dettagli cerca sempre la perfezione del prodotto.

In questi anni, oltre ad altre esperienze in alcuni locali di Arezzo, mi sono dedicata all’attività di consulente e di docente di pasticceria; amo trasmettere la mia passione ma soprattutto amo vedere la soddisfazione negli occhi di chi sta imparando e per la prima volta vede plasmare dalle sue mani qualcosa di ben riuscito.

Amo l’entusiasmo ed amo chi si entusiasma per ciò che fa.

Capitolo 6
L’artista del cioccolato

L’esperienza all’estero è stata molto formativa sia per la grande professionalità dello chef da cui mi trovavo Edouard Bechoux (un vero artista del cioccolato con una cultura infinita riguardo il suo grande mestiere e non solo) sia dal punto della mia crescita personale poiché vivere da soli in un paese straniero è un’esperienza che ti arricchisce profondamente. Al fianco del maestro Bechoux imparai ad amare il cioccolato e le sue meravigliose qualità.

Capitolo 5
ALMA
A scuola dai grandi

La mia sete di conoscenza sulle tecniche di lavorazione, le ricette, i “perché” della pasticceria mi portò ad iscrivermi alla scuola internazionale di cucina italiana del grande chef Gualtiero Marchesi, a Parma.

Posso descrivere quel periodo con una sola parola: MAGIA

Abilità, capacità di maneggiare e di conoscere la materia per ottenere la qualifica di Chef Pasticcere, conquistata affianco dei grandi nomi della pasticceria italiana ed internazionale.

Finito il percorso in ALMA affrontai un’altra parte della cucina che ancora non avevo esplorato e feci un periodo di qualche mese in ristorante stellato (sempre nella brigata di pasticceria).

 

Capitolo 4
Un nuovo dolce mondo

Approdai alla corte di un grande maestro pasticcere: Paolo Sacchetti.

Oltre ad essere un grande professionista il maestro è una grande persona, grazie a lui ho imparato il mestiere.

Prato si rivelò una fucina di nozioni per me, lavoravo il giorno e quando tornavo a casa la sera leggevo i vecchi libri dei grandi maestri che lo chef mi prestava, volevo saperne sempre di più. Presi velocemente il ritmo di lavoro delle ore prima della luce e mi resi conto che alzarmi presto era più facile del previsto, quando si fa ciò che si ama.

Capitolo 3
Firenze

Harry’s Bar a Firenze fu il mio primo stage, ricordo ancora l’emozione enorme di entrare in brigata in un posto storico in cui il livello delle preparazioni e del servizio era altissimo. Ovviamente mi affincarono subito allo Chef di pasticceria (era già scritto) anche se io ancora non avevo ben chiaro se schierarmi dalla parte dolce o salata. Ricordo che la sera mi sentivo molto stanca ma la mattina dopo non vedevo l’ora di tornare in cucina. Conclusi lo stage e subito andai a lavorare in un altro posto storico della città: l’hotel Tornabuoni-Beacci in via Tornabuoni. L’allora proprietario era il medesimo di Harry’s Bar e notando le mie qualità durante lo stage mi chiese di assumere un ruolo determinante in cucina: avrei dovuto preparare colazioni e pranzi per gli ospiti delle poche ma meravigliose camere dell’hotel.

Fui la persona più felice del mondo, dopo cosi poco una resposabilità cosi grande mi riempì di orgoglio e avrei dovuto dare il massimo. Preparavo tutto con il solo aiuto di un plongeur e davo libero sfogo alla mia fantasia, avevo 19 anni e passavo le mie giornate nella piccola cucina con vista sui tetti di Firenze dalla quale vedevo la terrazza fiorita di glicine in cui pranzavano gli ospiti ed un tramonto meraviglioso.

In questo periodo decisi che amavo molto di più la colazione del pranzo e scelsi di passare dalla parte dolce: la pasticceria.

Capitolo 2
La scelta

Ci sono momenti nella vita che richiedono riflessioni importanti, le quali poi inevitabilmente sai già che cambieranno la tua storia personale. La cucina era il luogo in cui mi sentivo felice e volli, passati gli esami del liceo, iscrivermi ad un corso di cucina professionalizzante, per poi iniziare il mio percorso vero nel mondo della ristorazione. Ho sempre dato priorità all’approfondimento ed ho sempre creduto che soltanto tramite la curiosità i tentativi, la costanza e la caparbietà riusciamo a raggiungere i nostri obbiettivi.

Capitolo 1
Il mentore

Non si sa quale sia il motivo ma scopriamo e ci avviciniamo a ciò che poi ameremo, in maniera del tutto fortuita. Ero poco più che diciottenne e frequentavo la quinta liceo, quando una sera accompagnai mia zia ad un corso amatoriale di cucina; in realtà se dovessi dire perché lo feci non lo ricordo neppure il motivo. Inizialmente mi sentii fuori luogo: io non ero una di quelle ragazze che faceva i dolci in casa con mamma, ciò che mi limitavo a fare era guardare mia nonna che impastava pasta fresca ed il suo famoso Gattò (soffice e avvolgente) senza però riuscire a coglierne i segreti profondi.

La serata iniziò a rilento; le signore casalinghe parlavano tra di sé ridendo e bisbigliandosi ricette varie, ad un tratto comparve sulla scena chi avrebbe del tutto cambiato la mia visione di una serata che, fino a quel punto, sembrava da non ripetersi: il cuoco.

Era esattamente come ti immagini il cuoco che ama il proprio mestiere e ti trasmette quella felicità nell’ascoltarlo che solo chi ama ciò di cui parla può trasmettere; più parlava e più mi sentivo immersa in un mondo nuovo e sconosciuto nel quale volevo perdermi.

Definisco lui A.B. il mio mentore perché fu lui quella sera di Marzo a farmi scoprire la mia vera passione la cucina, che da quel giorno onestamente, non ho più abbandonato.

Marta Montagnoli